Come perseverare fino alla fine nella parola e nell'insegnamento di Dio?

Pubblicato il 27 agosto 2025 alle ore 22:49

Vorrei condividere con voi delle storie della Bibbia che hanno da fare con la perseveranza nella vita con Dio. La Bibbia dice che la fine di ogni cosa è la più importante dell'inizio (Ecclesiaste 7:8). Allo stesso modo la Bibbia parla delle fondamenta e del modo in cui uno inizia il suo cammino, ed è di estrema importanza. La fede comunque è importante nello stesso modo. Possiamo vedere certi passi che si trovano nel Vangelo di Matteo.

 

42 Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. 43 Ma sappiate questo: che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa. 44 Perciò anche voi siate pronti; perché, nell’ora che non pensate, il Figlio dell’uomo verrà.

45 Qual è mai il servo fedele e prudente che il [suo] padrone ha costituito sui suoi domestici per dare loro il vitto a suo tempo? 46 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato! 47 Io vi dico in verità che lo costituirà su tutti i suoi beni. 48 Ma se quel servo malvagio dice in cuor suo: “Il mio padrone tarda [a venire]”, 49 e comincia a battere i suoi conservi, e mangia e beve con gli ubriaconi, 50 il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se l’aspetta, nell’ora che non sa, 51 e lo punirà severamente e gli assegnerà la sorte degli ipocriti. Lì ci sarà pianto e stridor di denti. (Matteo 24:42-51)

L'intero capitolo di Matteo 24 parla maggiormente della fine dei tempi. È un capitolo profetico. Si tratta dell'escatologia.  L'escatologia è uno studio della Bibbia al riguardo della fine dei tempi. Qualcuno potrebbe pensare: “A me a cosa mi serve l'escatologia? Il più importante è che io mi comporti bene e che cerchi ogni giorno di osservare ciò che è giusto.” Ciò è vero, ma dobbiamo sapere che tutta la scrittura è ispirata e ci è data per insegnare, riprendere, correggere e educare alla giustizia perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato a ogni buona opera (2 Timoteo 3:16-17). Ciò significa che a parte le profezie al riguardo la fine dei tempi, futuri eventi e il ritorno di Cristo, questo capitolo parla al riguardo le nostre vite. Senza escludere che i futuri eventi e il ritorno di Cristo sono comunque molto importanti. Questo passo citato di sopra ha da fare con la perseveranza. Già vediamo un altro verso nello stesso capitolo parlando del perseverare.

“Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.” (Matteo 24:13)

Prima di questo verso vengono descritte le difficoltà e le prove che avranno i credenti. Poi Gesù parla ai discepoli riguardo al perseverare. Ma qual è la chiave di esso?

Nella parabola del Matteo 24:45-51 vediamo un servo al quale fu affidato il compito di vegliare sulla casa del suo signore e di prendersi cura degli altri servi. Raccontando la parabola, Gesù mostra due alternative di come potrebbe essere l’esodo di questa parabola. La prima è che il servo sarà beato se il suo padrone tornando lo troverà occupato facendo ciò che gli fu assegnato. Lì si mostra un servo che vegliava e faceva tutto ciò che doveva pure nell'assenza del suo padrone. Lì si mostra che lui non lo faceva per obbligo soltanto ma perché amava il suo padrone e aveva inteso il senso di ciò che doveva fare. L’altra alterativa del come la storia potrebbe finire e il servo malvagio che dice nel cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”. Allora si mette a mangiare e bere con gli ubriaconi e a maltrattare gli altri servi. Lui non perseverò nel cammino che aveva intrapreso e quando il suo padrone tornò nell'ora che lui non si aspettava, gli assegnò la sorte degli ipocriti. Lui non finì bene la sua corsa. Qui non parliamo degli sbagli occasionali, ma di uno stile di vita. Lui proprio scelse di fare quello stile di vita. Qui non si tratta solo di ubriacarsi letteralmente, ma di ubriacarsi di sé stesso e di vivere una vita separata dal Signore. 

Il fatto che il servo sapeva che il suo padrone tardava significa che lui conosceva la parola. Lui sapeva ciò che Gesù aveva detto. Il fatto fu che aveva compreso in modo sbagliato le parole di Gesù. Già dal principio della chiesa ci furono delle persone che avevano mal inteso le profezie al riguardo della seconda venuta di Cristo. Nel corso della storia alcuni indicavano la data o il tempo in cui Gesù sarebbe tornato, eppure c’era il caso in cui l'apostolo Paolo ammoniva ed esortava la chiesa dei Tessalonicesi a essere pronti per l'arrivo del Signore, e loro pensavano che Lui sarebbe arrivato subito, e lasciarono alcune delle loro pratiche e responsabilità per dedicarsi interamente al suo ritorno. Il fatto di essere sempre pronti non è sbagliato, ma dobbiamo farlo con la giusta attitudine. Perciò Paolo assicura loro nella sua seconda epistola che certe altre cose si dovevano compiere prima. Ciò ci mostra che già da quei tempi le persone mal interpretavano le scritture riguardo al Suo ritorno.

Ci sono persone che, quando vedono certi segni adempiersi, credono che Lui dovrebbe arrivare già subito. La questione è che Lui vede e considera il tempo in un’altra maniera, e quando loro vedono che Lui non torna ancora, si discoraggiano e addirittura perdono la fede. Non è così che Lui ci insegna. Dobbiamo essere sempre pronti e vegliare. Lo dovevano fare le persone 2000 anni fa, e lo dobbiamo fare noi oggi. Questa è l’attitudine giusta. Noi non sappiamo né l'ora né il giorno. Il servo non la sapeva, ma invece di vegliare, ha supposto che il suo padrone si fosse dimenticato o tardasse. Questa era una sua supposizione perché forse aveva visto che il suo padrone non era venuto quando lui se lo aspettava. Non è importante quando noi ce l’aspettiamo, ma ciò che Lui ci dice – di vegliare.

Ci sono sempre state delle persone che si sono espresse al riguardo del Suo arrivo, puntando su momenti particolari, dicendo che Lui stava per arrivare proprio in quel momento della storia. È giusto ed è biblico esortarci ad aspettarlo, ma non dobbiamo arrivare a certe proprie conclusioni. Questo è quando si tratta degli eventi futuri e delle profezie. Il fatto che noi vediamo che certe cose si compiono significa che Dio sta compiendo la Sua parola fedelmente, passo dopo passo. L’unica cosa è che non sappiamo la maniera esatta di come Lui compie la Sua volontà. Altre volte è un mistero e bisogna prenderlo per fede. Ecco perché la fede è necessaria. Dio ha fatto le cose in questa maniera. Che ci sia bisogno di fede. È perché la fede ci connette con Lui.

Noi possiamo essere certi di certe promesse e cose già adempiute nelle nostre vite, delle cose che abbiamo vissute, come la salvezza e altre opere di Dio, e dobbiamo testimoniare di esse. Tuttavia, per quanto riguarda alcune cose, come le profezie sul futuro e sulla fine, e il modo esatto in cui Dio compie la sua volontà, anche nel caso della vita di una persona, dobbiamo procedere con cautela, timore e l’attitudine giusta. Dobbiamo comunque esortarci e avvertire le persone del quale sarebbe l'esito se obbediscono o no al vangelo, ma senza andare oltre al riguardo del come esattamente va a occorrere. Questo è il lavoro di Dio. E Lui che opera. Noi non sappiamo come.

“Come tu non conosci la via del vento, né come si formino le ossa in seno alla donna incinta, così non conosci l’opera di Dio, che fa tutto.” (Ecclesiaste 11:5)

Concludiamo quindi che una delle ragioni per le quali la persona data come esempio nella parabola del servo in Matteo 24 fu che lui non comprese le parole di Gesù riguardo al suo ritorno. Lui pensava che il suo padrone “tardasse” a venire. Non aveva capito che doveva vegliare o pensava che il padrone stesse arrivando in un certo momento, e quando questo non accadde, si scoraggiò e smise di camminare correttamente. La scrittura ci insegna che è di importanza fondamentale “comprendere” la parola (Matteo 13:23). Ciò ci dice la parabola del seminatore per la quale Gesù dichiarò ai Suoi discepoli che, se non avessero compreso quella parabola non avrebbero compreso nemmeno le altre (Marco 4:13).

È così importante perché la parabola trattava dell'importanza di comprendere la parola di Dio. Non si tratta di comprendere logicamente, ma con il cuore. La parabola parla di quattro terreni che rappresentano quattro cuori che ricevono il seme della parola di Dio. Solo uno “comprende” pienamente ciò che ha ricevuto e porta frutto. Gli altri furono o completamente duri oppure mostrarono un certo interesse, ma solo per breve tempo. La possiamo anche vedere riguardo alla costanza. Solo la terra che comprese la parola fu costante fino alla fine. Nessuno nasce con un terreno (cuore) completamente buono e portato a ricevere la parola. Dio deve operare nei cuori nostri perché noi possiamo avere questo tipo di cuore.

Possiamo dare un sguardo ai passi che arrivano dopo della parabola del servo nel Matteo 24. Il capitolo 25 inizia con la parabola delle dieci vergini. Gesù qui continua il Suo discorso riguardo all’aspettare il Signore.

«1 Allora il regno dei cieli sarà paragonato a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo. Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell’olio, mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell’olio nei vasi. Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono. Verso mezzanotte si levò un grido: “Ecco [arriva] lo sposo, uscitegli incontro!” Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle avvedute: “Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Ma le avvedute risposero: “No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!” 10 Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa. 11 Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo: “Signore, Signore, aprici!” 12 Ma egli rispose: “Io vi dico in verità: Non vi conosco”.

13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora [in cui il Figlio dell’uomo verrà]. (Matteo 25:1-13)

Qui si tratta di dieci vergini che dovevano presentarsi alle nozze di uno sposo. Sappiamo che lo sposo è Cristo e le vergini siamo noi. Cinque di loro furono chiamate avvedute e le altre cinque stolte. Vediamo che le stolte non presero dell’olio con sé e perciò non poterono vegliare e furono in ritardo per poter incontrare lo sposo. Vediamo che, ancora, si tratta di costanza e perseveranza fino alla fine. Loro non poterono aspettare fino alla fine, all’arrivo dello sposo, e non terminarono bene la loro corsa. Hanno iniziato come le altre ma non perseverarono. Notiamo di nuovo che sia in questa parabola, sia in quella precedente del servo, si sta parlando di persone che conoscevano le scritture e che aspettavano il Signore. Quindi non parliamo di persone in tutto ignoranti. Anzi, loro potrebbero essere come le persone religiose d'oggi che apparentemente seguono ciò che è giusto. Nel primo caso del servo abbiamo visto che la ragione per non finire bene era che la misinterpretazione delle scritture. Nel secondo caso vediamo l’atra ragione – a non avere l’olio nelle nostre lampade. L’olio nella scrittura rappresenta lo Spirito Santo. Non possiamo perseverare se non abbiamo lo Spirito Santo in noi. Così ci manca la Sua guida e la forza per poter perseverare. In un certo inizio tante persone potrebbero avere qualche tocco dello Spirito nella loro vita come pure quelle vergini hanno avuto un po' d’olio. Questo, secondo me, può essere paragonato alla chiamata dello Spirito Santo nella nostra vita agli inizi, alla maniera che Lui ci avverte e ci attira all'inizio. Questa è una delle cose alle quali ciò può essere paragonato. Con tempo, però quell’olio si esaurì. Vediamo che in un certo senso loro non si sono preoccupati di prepararsi, di avere di più di Lui nella loro vita. Possibilmente si sono conformati o hanno iniziato a confidare nelle loro forze per poter vivere la vita cristiana.

Come abbiamo detto, qui parliamo delle persone che sono coinvolte nelle faccende del regno dei cieli e nelle cose spirituali. Qui non parliamo dei peccatori comuni o delle persone che non vogliono sapere niente. Come nel caso della parabola del seminatore, qui non parliamo delle persone che hanno ricevuto il seme nel terreno duro e lo rifiutano. Qui parliamo di persone che lo hanno ricevuto con la gioia ma poi non hanno perseverato. Qui parliamo delle vergini. Le vergini rappresentano quelle persone che non si sono contaminate con certe cose, che sono apparentemente pure. Una persona apparentemente religiosa può sembrare pura. Nell'ambito spirituale sono le persone che non si sono contaminate con il mondo. Si può essere non contaminate dal mondo solo all'esterno ma Dio cerca che siamo tali anche nel cuore. Ci sono persone che possono essere religiose, ma solo all'esterno. La vera religione si vive nel cuore, e non solo nell'esteriore.

In queste parabole che abbiamo visto della fine del capitolo 24 di Matteo e l’inizio del capitolo 25 abbiamo esaminato due ragioni fondamentali per cui uno non persevera nel cammino cristiano: la misinterpretazione delle scritture e la mancanza dello Spirito Santo. Questi due fattori che sono così fondamentali sono associati alla nascita di nuovo nella vita di una persona. In questa maniera una persona può davvero diventare credente. Poi dopo si deve perseverare nella dottrina e negli insegnamenti dello Spirito Santo. È molto fondamentale la comprensione giusta delle scritture, non solo con la mente ma con il cuore, dove si riceve la parola. La mente viene congiunta dopo ed è pure importante. La scrittura ci insegna che per questo dobbiamo avere il cuore come una buona terra che riceve il seme della parola di Dio per poter dare del frutto. Nessuno è nato già con questa terra o l’ha di per sé. È una terra che viene lavorata e fatta in questa maniera da Dio. Lui può toccare i nostri cuori e farli diventare tali. Poi pure nella nostra vita cristiana avremo dei momenti, eppure abbastanza, quando il nostro cuore avrà delle spine o pietre. Avremo dei desideri che tenteranno di soffocare la parola in noi, ma poi dovremmo andare da Dio, che opererà al fine del bene per noi e per la Sua gloria.


Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.

Crea il tuo sito web con Webador